Il Mio Primo Insegnante di Jazz di Tal Babitzky

15 Feb, 2015

Tal-Babitzky-01Ho imparato pianoforte classico in un centro musicale di nome Dvarionas a Vilnius, in Lituania, prima di compiere i 14 anni. La Lituania, allora, faceva parte dell’URSS e, quindi, sotto il mandato della Russia, e dopo 4 anni fui chiamato alle armi nell’esercito sovietico. Essere nell’esercito non fu piacevole, dal momento che per due anni non potei ritornare a casa e dovetti fare un servizio difficile e faticoso.

I miei genitori allora decisero che avrei dovuto imparare a suonare uno strumento a fiato in modo da poter entrare in una banda armata quando sarebbe arrivato il momento (non c’era lavoro per un pianista nell’esercito sovietico), così avrei potuto lavorare vicino a casa ed il servizio sarebbe stato relativamente più facile. Andai a studiare da un insegnante di tromba, ma a causa di un taglio nel mio labbro superiore, compresi che suonare la tromba non faceva per me.

Pensai che forse il clarinetto sarebbe stato più adatto. Mi comprarono lo strumento e andai da un insegnante di clarinetto. Scoprii che era lituano e che aveva lasciato il suo paese di origine per andare negli Stati Uniti e più tardi, dopo diversi anni, era tornato a casa. Durante il suo soggiorno negli Stati Uniti aveva appreso molto riguardo al jazz, ed era la musica che aveva ascoltato, interpretato e amato.

Dopo un paio di lezioni con lui imparai come emettere il suono, studiai la struttura dello strumento e il modo in cui viene prodotto, e poi mi diede il primo pezzo da suonare. Scrisse una partitura per clarinetto, iniziai a suonare e mi accompagnò al pianoforte. Sentivo che ero veramente ispirato dalla canzone, dato che era così diversa da tutto quello che avevo suonato al pianoforte finora. La canzone era “Make The Knife”, un noto standard jazz, ma per me era una composizione del tutto nuova. Mi ricordo che mi sono divertito così tanto con il ritmo swing ed il suo accompagnamento che chiesi di poter suonare ancora e ancora.

La lezione successiva mi portò nella biblioteca del centro musicale, dove vi era una piccola collezione di dischi. Prese un disco e lo mise in un grammofono. Quello che sentii era un affascinante pezzo di jazz con un clarinetto solista accompagnato da una grande orchestra. “E Benny Goodman, un musicista jazz ebraico”, mi disse. Rimasi stupito e capii che questo era il tipo di musica che avrei voluto suonare. Perciò le lezioni che seguirono furono per me una gran bella esperienza. L’insegnante mi dava composizioni jazz ed io volevo riprodurle e persino improvvisare un po’. Era tutto meraviglioso, ogni settimana non vedevo l’ora di studiare un nuovo pezzo. Così è andata per tre mesi, fino al giorno in cui, arrivato a lezione, il mio insegnante non c’era. Venni a sapere che aveva dovuto sottoporsi ad una semplice operazione chirurgica, ma che a causa di un errore da parte dell’anestesista non si era svegliato dalla narcosi e non c’era stato nulla da fare. E’ difficile descrivere quanto fossi triste. In seguito andai da diversi insegnanti di clarinetto, ma naturalmente, le lezioni non avevano nulla a che vedere con quelle del mio
primo insegnante di cui purtroppo non riesco a ricordare il nome.

Alla fine lasciai l’URSS prima di dovermi arruolare nell’esercito, e a seguito di ciò smisi quasi del tutto di suonare il clarinetto e mi concentrai solo sul pianoforte. Ma l’amore per il jazz e per il clarinetto, trasmessimi dal mio caro maestro, mi hanno influenzato molto.

Nei miei due album ho suonato insieme a Guri Agmon, un clarinettista israeliano con il quale ho registrato quattro brani jazz, sullo stile di Benny Goodman: “Last Rain”, “Ups And Downs”, “Behind The Screen” e Travel To The Past”.

Nel mio prossimo concerto al Felicia Blumental Center di Tel Aviv intendo includere Eyal Sela, un clarinettista, e suoneremo tutti questi pezzi dedicandoli al mio caro maestro di cui ancora non ricordo il nome.

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