ALZHEIMER: EMERGENZA MEDICA E SOCIALE di Antonietta Paglia

27 Giu, 2014

paglia-alzaimerCarissimi lettori di B-YOU MAG, eccoci ad un nuovo appuntamento con il nostro giornale e la rubrica In-Sociale.

Anche questo mese trattiamo una tematica importante e delicata: parleremo del disturbo chiamato Alzheimer. Com’è diventata nostra abitudine inquadreremo in “teoria” l’argomento e cercheremo di fornire strumenti pratici che possano diventare aiuto o appoggio per chi si trova a gestire un proprio caro affetto da tale malattia.

In tutto il mondo, oggi soffrono di Alzheimer 44 milioni di persone, Ma tra vent’anni i malati saranno il doppio, e il triplo nel 2050. L’Alzheimer è davvero una delle grandi emergenze mediche e sociali del pianeta: ed è proprio alla malattia del secolo. Portatrice di smarrimento e dolore profondo nei figli e nei nipoti che si ritrovano a cercare conferme nello sguardo vago e assente dei propri nonni o anziani genitori.

Il morbo di Alzheimer è una malattia complessa e non esiste alcuna bacchetta magica in grado di prevenirlo o di curarlo. La malattia ha in genere un inizio subdolo: le persone cominciano a dimenticare alcune cose, per arrivare al punto in cui non riescono più a riconoscere nemmeno i familiari e hanno bisogno di aiuto anche per le attività quotidiane più semplici.

Colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni e in Italia si stimano circa 500mila ammalati. E’ la forma più comune di demenza senile, presenta più stadi degenerativi e uno stato permenanete provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali che implica serie difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane. La malattia colpisce la memoria e le funzioni cognitive, si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare ma può causare anche altri problemi fra cui stati di confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale.

Nei pazienti affetti da demenza di Alzheimer si osserva una perdita di cellule nervose nelle aree cerebrali vitali per la memoria e per altre funzioni cognitive. Più precisamente bisogna spiegare che l’Alzheimer colpisce ogni singola persona in maniera differente e nella maggior parte dei casi il decorso è relativamente lento: inizialmente i sintomi possono essere così lievi da passare inosservati, ma con il progredire della patologia diventano sempre più evidenti e cominciano a interferire con le attività quotidiane e le relazioni sociali. Generalmente il deficit cognitivo iniziale è rappresentato dalla perdita della memoria a breve termine (con l’evolversi della patologia si perdono anche i ricordi più “vecchi”), successivamente si manifesta la perdita della cognizione del tempo e dei luoghi.

In particolare, compare l’incapacità a effettuare azioni finalizzate, come vestirsi o usare oggetti di uso comune, difficoltà a esprimersi, incapacità di scrivere, difficoltà nel riconoscere gli oggetti e i volti. Sono inoltre frequenti alterazioni dell’umore, disturbi del comportamento (deliri paranoidei, allucinazioni e illusioni uditive e acustiche), tendenza alla disinibizione sessuale con perdita dei freni inibitori, marcate alterazioni del ritmo sonnoveglia e disturbi delle funzioni motorie.

Vero anche che la ricerca fa passi da gigante e tranne nei casi più gravi, l’Alzheimer si può bloccare e affrontare con terapie farmacologiche e non.

Le terapie che oggi abbiamo a disposizione si concentrano su diversi aspetti, tra cui:
-la salvaguardia delle capacità mentali
-la gestione dei sintomi comportamentali
-il rallentamento del decorso della malattia,
-la prevenzione.

Assistere un malato di Alzheimer può avere enormi costi fisici, emotivi e finanziari.

Cosa fare quindi, se ci accorgiamo che un nostro caro comincia a mostrare i primi sintomi? Una prima importante strategia è quella di documentarsi il più possibile sull’Alzheimer: i programmi che insegnano alle famiglie quali sono le varie fasi dell’Alzheimer e quali strategie e pratiche flessibili adottare quando la cura del malato è più difficile, forniscono un aiuto di vitale importanza a tutti coloro che assistono un paziente. Anche sviluppare le opportune strategie di convivenza con la malattia e una forte rete di aiuto, costituita da famigliari e amici, sono due modi importanti con cui chi assiste il malato può gestire lo stress dovuto all’assistenza continua: ad esempio, se si fa attività fisica si possono avere ricadute positive sul fisico e sull’umore.

Alcune persone che assistono ritengono che partecipare a un gruppo di aiuto apposito sia una vera e propria ancora di salvezza, questi gruppi permettono a chi assiste un malato di trovare un momento di tregua, di esprimere le proprie preoccupazioni, di condividere il proprio vissuto, di ricevere consigli e solidarietà emotiva.

E’ importante sapere che chi soffre della malattia di Alzheimer ha diritto al riconoscimento dell’invalidità e dello stato di handicap; di conseguenza il malato e i suoi familiari possono usufruire delle forme di sostegno previste, come il permesso di sosta auto per invalidi, la riduzione dell’orario di lavoro, la pensione di invalidità civile, l’indennità di accompagnamento e l’esenzione dei ticket sanitari.

Le associazioni italiane sono molto attive e organizzano molte iniziative a favore della conoscenza di questo disturbo. Anche la rete, come sempre, ci viene in soccorso, ecco alcuni ottimi link selezionati e ricchi diinformazioni:

www.alzheimer.it il sito italiano di riferimento

www.centroalzheimer.org il sito del Dottor Giovanni Frisoni, specialista in Neurologia e Direttore Scientifico del Centro Nazionale di Ricerca dell’Alzheimer di Brescia

www.alzheimer-aima.it Associazione Italiana Alzheimer

In questo link trovate la mappa con gli indirizzi e i riferimenti delle Unità di Valutazione Geriatiche italiane:
http://www.alzheimeraima.it/mappaservizi.htm

Per ogni dubbio chiamate la linea verde Alzheimer 800.679.679

In ogni caso il primo passo fondamentale è quello di rivolgersi al proprio medico di base se si notano alcuni campanelli d’ allarme, per poter agire con il giusto tempismo.

Antonietta Paglia
http://pagliantonietta.wix.com/socialmet
https://www.facebook.com/socialmetservizisocialiprivati

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