Quando andare al lavoro diventa impossibile di Antonietta Paglia
03 Apr, 2015
Carissimi lettori,
bentornati nella nostra consueta rubrica. Qualche giorno fa, parlando con un’amica del clima pesante che si era creato nel suo ambiente di lavoro, ho pensato di voler approfondire un argomento scomodo e odioso: il mobbing.
Cos’è il ”mobbing”?
Con questo termine si intende il comportamento del datore di lavoro (o dei suoi dipendenti) che mette in atto una serie di azioni con l’obbiettivo di perseguitare un dipendente per emarginarlo e, attraverso la lesione della sua dignità umana e professionale, spingerlo a presentare le dimissioni. Quando il mobbing è realizzato da un superiore viene anche definito “bossing”.
Una delle caratteristiche principali per definire ”mobbing” una determinata situazione lavorativa è la ripetizione costante delle azioni persecutorie, è necessaria (purtroppo) una pluralità di situazioni, finalizzate alla persecuzione del lavoratore.
La vittima di mobbing viene così distrutta psicologicamente e socialmente fino a provocarne il licenziamento o a indurla alle dimissioni senza che si crei un caso sindacale.
Per questo motivo, il mobbing non va confuso con il semplice “demansionamento”: se, per esempio, da impiegato vi mandano a fare fotocopie tutto il giorno, parliamo di un’altra cosa. Comunque grave e degna di provvedimenti, ma un’altra cosa.
Sapete che il lavoratore vittima di mobbing può maturare delle vere e proprie patologie, fisiche o psichiche? Pensiamo, ad esempio, un lavoratore vessato e umiliato quotidianamente dai propri superiori, anche davanti ai colleghi! La mente e il corpo sono assolutamente collegati: il corpo parla.
Le persone vittime di mobbing presentano molto spesso mal di testa, eczemi, disturbi allo stomaco. Tuttavia, c’è una buona notizia. E’ possibile ottenere un risarcimento dei danni, anche se dal punto di vista pratico è molto complesso fornire al giudice la prova dei fatti.
Questo perché il lavoratore deve dimostrare attraverso testimoni sul luogo di lavoro i fatti accaduti nel tempo, e deve essere in possesso di perizie legali, certificati medici e in generale di tutta la documentazione possibile e attinente, quali gli effetti che il mobbing ha avuto sulla qualità della vita psicofisica della persona.
Quali sono le cause che scatenano queste azioni assurde da parte di colleghi o datori di lavoro che magari fino al giorno prima prendevano tranquillamente il caffè con noi alla macchinetta? Le ricerche svolte parlano di cause che vanno ben oltre le antipatie, le gelosie e le frustrazioni.
Ristrutturazioni di aziende private e pubbliche, fusioni tra società dello stesso settore generano forti conflittualità e competitività nell’ambiente di lavoro, ad esempio. E l’evoluzione delle competenze professionali: i lavoratori più anziani e meno aggiornati sono ”boicottati”, tanto da indurli ad andarsene ed a lasciare il posto alle nuove giovani professionalità. Il mobbing diventa il mezzo per eliminare una persona “scomoda”, sia perché più capace e sia perché esprime opinioni ed abitudini.
Il mobbing presenta un altro aspetto negativo, cioè il costo molto elevato per il datore di lavoro: la produttività di un lavoratore infatti diminuisce del 70%.
Ma non è finita qui: una sentenza della Cassazione ha riconosciuto una forma più attenuata di mobbing, lo straining, ovvero una situazione di stress forzato sul posto di lavoro. Sono convinta che situazioni di ”straining” siano molto molto numerose nei nostri posti di lavoro.
Vi indico alcuni siti molto completi nei quali potete trovare informazioni e risposte alle vostre domande:
– www.ilmobbing.net
– www.mobbing-prima.it
Non dimenticatevi di rivolgervi, in caso di bisogno, ad uno sportello o studio legale o alle sedi sindacali della vostra zona.
Antonietta Paglia
www.antoniettapaglia.com
328/0531107 – 091/473385
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